martes, 2 de julio de 2013

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LE CAS DU LOUVRE [Il Caso del Louvre] è il titolo della nuova opera dell’artista Alex Ceball, una rocambolesca performance attuata nel Museo del Louvre [Parigi, Francia] realizzata in segreto durante il mese di aprile 2013 e conclusasi con la chiusura del centro e la sua ripercussione nei mezzi di comunicazione di tutto il mondo. In questa occasione, ancora una volta, l’artista si avvale delle nuove tecnologie dell’informazione, la trasgressione dello spazio urbano e i mezzi per difendere il ritorno alle forme classiche, l’attacco al comportamento di gruppi di cittadini e la burla agli utenti dei sistemi d’informazione di massa attraverso una performance ironica e violenta, con un solo obiettivo : la chiusura del Louvre.







L’artista si immerge in una cruda e diretta ricerca relativa all’establishment dell’arte contemporanea, che include la demitizzazione simbolica di opere classiche fondamentali, il concetto di turismo culturale inteso come merce e la amoralità dell’arte intesa come spettacolo. Allo stesso modo riscatta gli usi e la rilevanza delle tecnologie contemporanee per invertire i poteri e le manovre di manipolazione delle tecnocratiche e sensazionalistiche linee editoriali da parte dei mezzi di comunicazione globali per la produzione di informazione.

In questo modo, nei tre mesi precedenti alla performance, realizza un processo creativo composto da due fasi. La prima consiste in un’accurata raccolta di informazioni in situ, relativa al Museo del Louvre, che integra sistemi di vigilanza, vie di accesso, telecamere di sicurezza, numero di sorveglianti, sale di maggior e minor transito, servizi igienici, scale e ascensori, flusso reale quotidiano  di turisti [adulti, bambini e gruppi], vie esterne al museo [strade, viali, metropolitana e ponti] e tempi reali di percorrenza, entrate e uscite, il tutto in una dettagliata documentazione scritta e fotografica, poi completamente distrutta al termine dell’operazione. 

La seconda fase del processo consiste nella creazione di flussi di informazione di sistemi tecnologici segreti per la convocazione e il monitoraggio in tempo reale dei partecipanti alla performance. In questa fase l’artista utilizza la cosiddetta Darknet, o Rete Scura. Comunemente è conosciuta come un insieme di reti usate per condividere informazioni e contenuti digitali distribuiti in vari snodi, preservando l’anonimato delle identità di coloro che li intercambiano e mantendendo anonimi l’origine e la destinazione del trasferimento. Si tratta di reti sovrapposte che utilizzano protocolli e porte non standard sulla rete sottostante, operando separatamente dalle reti pubbliche sulle quali operano, cifrate in algoritmi al fine di impedirne l’interpretazione o la decifrazione del loro contenuto. Mediante questo sistema l’artista convoca persone interessate a partecipare all’operazione, che consiste nell’entrare separatamente, in un solo giorno e alla stessa ora, nelle sale del museo con più flusso di visitatori e turisti e rubar loro tutto ciò che è possibile nella maniera più discreta e segreta possibile. In totale 152 persone si presentano alla convocazione e 148 partecipano all’operazione.

Il giorno dell’operazione [programmata per il 6 aprile 2013], i partecipanti mascherati da turisti entrano nel museo dagli accessi di rue de Rivoli, Porte des Lios, Passage Richelieu y Cour Carrée, con i loro cellulari accesi affinchè, attraverso i loro numeri e la rete occulta, possano essere monitorati in tempo reale con il sistema gps satellitare e la vista aerea esterna. Il lavoro consiste nel sottrarre ai turisti i loro oggetti personali in Hall Napoleon, entresol, Rez-de-Chaussée, al primo e al secondo piano, cambiarsi interamente di abito, uscire dal museo e disfarsi degli oggetti rubati, al fine di causare un caos di reclami al personale di sicurezza e squilibri all’interno della corporazione. Una volta entrate le 148 persone, l’artista interrompe le comunicazioni e insieme a un informatico professionista cancella dalla propria rete occulta tutti i sistemi di convocazione e monitoraggio creati per la performance, al fine di evitare qualsiasi tipo di persecuzione nel caso di detenzione di alcuni dei partecipanti e preservare la propria sicurezza e quella dei partecipanti. Per lo stesso motivo tutte le informazioni dei sistemi e tutta la documentazione scritta e fotografica vengono distrutte.

Mercoledì 10 aprile 2013 la pagina web del Museo del Louvre riceve gli internauti con il messaggio “Importante. Dovuto a circostanze eccezionali, il museo è attualmente chiuso. Ci scusiamo con i nostri visitatori, Vi manterremo informati sull’orario di riapertura”. Un giorno dopo la notizia è pubblicata dalla maggior parte dei mezzi di informazione più importanti del mondo, che adducono la chiusura a uno sciopero delle guardie di sicurezza, che protestano contro la presenza di borseggiatori, sempre più numerosa e aggressiva sia dentro che attorno al museo e che affermano che la situazione è fuori controllo. Da parte sua, la direzione del Museo richiede rinforzi alla polizia per migliorare la sicurezza. Quel giorno, quando i mezzi riportano la notizia [11 aprle 2013], il museo apre nuovamente al pubblico con una ventina di poliziotti di rinforzo, secondo quanto informa l’agenzia Europa Press. La notizia viene riportata da alcuni mezzi di informazione come : El País, El Mundo, Radio Televisión Espanola RTVE, Diario ABC, The Guardian, The New York Times, TIME, BBC, The Telegraph, CNN, Washington Times, The Times, Le Figaro, Le Monde, Le Parisien, Libeation, Le Nouvel Observateur, Paris Match tra gli altri.





































Con questa performance l’artista usa il Museo del Louvre come materia prima per la realizzazione di una grande opera.  Si avvale di un vecchio problema dell’istituzione museale per assicurare la concretizzazione dell’opera artistica su larga scala, dove il concetto di performance è usato come uno strumento in più per il conseguimento di uno degli obiettivi dell’opera, che è far riposare le opere più importanti, simboli della storia dell’arte e dell’umanità, lasciar che si guardino da sole alla luce del giorno e toglierle dalla vista a migliaia di turisti, una perormance perpetuata solo da una persona con amore sufficiente per l’arte e la sua storia per proteggere le opere, anche se solo per un giorno, dal lento e inesorabile degrado fisico, ma anche filosofico e interpretativo, dall’essere una mera attrazione turistica.

Allo stesso modo, l’artista attacca e modifica la condotta di centinaia di migliaia di persone, impedendo loro di seguire un itinerario creato anteriormente, mobilitandole verso altri contesti e per far ciò utilizza un gruppo di performers, come se si trattasse di un esercito protettore di quelle opere, protetti a loro volta dall’assoluta segretezza dell’invisibilità e convocati in un mondo parallelo ma esistente, il mondo tecnologico di reti sociali e snodi, che rappresentano uno degli elementi centrali della vita e del mondo contemporaneo, la realtà 2.0 e quella che esiste al di sopra di essa, usata da tutti coloro che si dedicano ad attività illegali o dissidenti, come il traffico di armi, droga, prostituzione, transazioni bancarie o spionaggio internazionale. L’artista, con questa performance e con il suo metodo, apre la porta a domande su come nell’era contemporanea sia possibile esercitare un cambio di ruolo dei poteri, l’inversione dei ruoli, che cosa sia successo nell’ultima parte della recente storia universale, come  la caduta delle dittature nel mondo arabo o le rivolte sociali contro le banche e i rappresentanti politici dell’occidente provocate dalla crisi finanziaria, come movimento di controcultura.









































In conclusione, l’artista realizza una delle sue più grandi opere distruggendo intenzionalmente ogni prova. Si mostra al mondo attraverso la manipolazione dei mezzi di comunicazione più importanti del pianeta per costruire una notizia che, già sa, verrà pubblicata per il suo carattere sensazionalistico per poi tornare all’oscurità dell’anonimato e sparire nella speculazione dei mezzi. Espone al pubblico la realtà dei mezzi di comunicazione e una delle ragioni più importanti della loro perdita di credibilità, che ha terminato in una crisi attuale e ha decretato in internet il suo principale pericolo.

LE CAS DU LOUVRE, in maniera cinematografica,  torna a porre in rilievo l’intelligenza dell’opera dell’autore (ritratto della cultura più prossima e palpitante, cangiante) adeguandosi al momento e diversificandosi in forma e contenuto. L’artista suggerisce l’adeguamento al proprio dislocamento come soggetto e creatore, in un cambiamento costante che è il filo conduttore della totalità di un’opera che serve a riflettere e a capire la nostra società e i suoi cambiamenti, ancora una volta nel modo più semplice.